Vicenta Maria, amata figlia di un avvocato spagnolo, nata a Cascante, in Navarra, e educata a Madrid presso parenti facoltosi, affettuosi e dalla religiosità vissuta con iniziative sociali molto concrete. Lo sguardo della giovane nota il disagio di coetanee che cercano lavoro come domestiche presso case nobiliari madrilene, esponendosi a soprusi e a comportamenti vessatori. È una nobiltà ormai in declino e incapace di abbandonare privilegi secolari, quella che ostenta arroganza nei confronti dei più deboli.
Vicenta Maria ne fa parte ma presto sposta la sua visione da spazi domestici accoglienti e ben arredati alle dinamiche di chi pulisce dimore di pregio. Dai finestrini della carrozza su cui viaggia, scorge chi sta ai margini della strada, camminando a piedi. E proprio a quei piedi decide di abbassarsi. La scena della lavanda dei piedi di una domestica è il commento visivo più eloquente della vicenda esistenziale e religiosa della giovane. Deciderà infatti di consacrarsi, nonostante la palese riluttanza dei suoi genitori e di creare una Congregazione per proteggere giovani donne che lavorano nel servizio domestico. Congregazione ancora oggi attiva e ampiamente diffusa.
Quel moto verso terra, segno di apparente inclinazione servile, è presente anche nelle storie delle altre tre donne che il regista sceglie di raccontare. Una domestica ucraina e due prostitute che per caso si incontrano presso una stazione di polizia di una metropoli odierna. Lì parlano tra loro e si ascoltano: racconti che intersecano il presente al passato e lentamente fanno maturare sguardi originali, nuovi e creativi. Ciò che è accaduto, se riletto a partire dall’attualità - proprio nella sua precarietà, e bassa condizione - può assumere forme nuove e imprevedibili. Le miserevoli condizioni di chi è vittima di ingiustizie possono essere rivisitate e riscattate. Gli occhi di Vicenta Maria diventano anche i nostri.
Vicenta Maria ne fa parte ma presto sposta la sua visione da spazi domestici accoglienti e ben arredati alle dinamiche di chi pulisce dimore di pregio. Dai finestrini della carrozza su cui viaggia, scorge chi sta ai margini della strada, camminando a piedi. E proprio a quei piedi decide di abbassarsi. La scena della lavanda dei piedi di una domestica è il commento visivo più eloquente della vicenda esistenziale e religiosa della giovane. Deciderà infatti di consacrarsi, nonostante la palese riluttanza dei suoi genitori e di creare una Congregazione per proteggere giovani donne che lavorano nel servizio domestico. Congregazione ancora oggi attiva e ampiamente diffusa.
Quel moto verso terra, segno di apparente inclinazione servile, è presente anche nelle storie delle altre tre donne che il regista sceglie di raccontare. Una domestica ucraina e due prostitute che per caso si incontrano presso una stazione di polizia di una metropoli odierna. Lì parlano tra loro e si ascoltano: racconti che intersecano il presente al passato e lentamente fanno maturare sguardi originali, nuovi e creativi. Ciò che è accaduto, se riletto a partire dall’attualità - proprio nella sua precarietà, e bassa condizione - può assumere forme nuove e imprevedibili. Le miserevoli condizioni di chi è vittima di ingiustizie possono essere rivisitate e riscattate. Gli occhi di Vicenta Maria diventano anche i nostri.
SINOSSI
La narrazione della storia vera di Vicenta Maria è intrecciata a quella di tre donne di oggi. Un andare e venire nel tempo: scene ambientate nella Spagna ottocentesca si alternano a quelle girate nel nostro presente. Comune il triste sfondo, ovvero sfruttamento del lavoro femminile, abusi e violenze su corpi di giovani donne.
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