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Andrew Gaynord (il regista britannico della serie comica di Netflix The Characters) gioca una buona partita d’esordio con il suo primo lungometraggio, una commedia grottesca e dark intitolata All My Friends Hate me, proiettata in anteprima mondiale nel Concorso Narrativa Internazionale al Tribeca Film Festival del 2021.
La premessa di questo sorprendente film, scritto da Tom Palmer e Tom Stourton (conosciuti come il duo comico Totally Tom), è in realtà abbastanza semplice.
Pete (interpretato da Stourton), un uomo sulla trentina, dopo aver svolto lavori di volontariato con dei rifugiati non vede l’ora di divertirsi alla sua festa di compleanno con alcuni suoi ex-compagni del college, per rivivere ancora una volta - almeno per un paio di giorni - i bei vecchi tempi. Pete incontrerà i suoi amici in una residenza di campagna: sono George, il proprietario della maestosa residenza; la moglie di George, Fig, Archie e l’ex-ragazza di Pete, Claire.
Non aspettatevi una rimpatriata di classe fra “Millennials” come trovate nella commedia drammatica Il grande freddo di Lawrence Kasdan, nel romanzo Beautiful Girls di Ted Demme o persino nel meno noto humor agrodolce di una commedia italiana degli anni ‘80 (Compagni di scuola di Carlo Verdone). Fortunatamente, All My Friends Hate Me è una commedia di tutt’altro stampo. Innanzitutto, Pete, mentre era in viaggio verso la residenza, assiste già a due strani eventi. Dopo aver fatto una sosta per andare in bagno, si avvicina a un’auto abbandonata e arrugginita, che a primo impatto sembra essere vuota, e finisce per essere inseguito da un uomo che stava dormendo disteso all’interno del veicolo. Poco dopo, Pete ferma un uomo anziano per chiedere indicazioni, ma le risposte e il comportamento del passante sembrano essere piuttosto strane. Dopo aver raggiunto la residenza, Pete non trova nessuno. Alcune ore più tardi, i suoi amici tornano ma con un ospite in più, lo sconosciuto Harry.
Da quel momento in poi, la storia precipita – gradualmente ma in maniera inesorabile – in un racconto di paranoia in cui Pete e Harry diventano i protagonisti, e Pete si convince sempre di più che lo sconosciuto sia lì per rovinare la sua festa di compleanno, le sue amicizie nonché tutta la sua vita. Il giorno successivo, la ragazza di Pete, Sonia, si unirà al gruppo e la sua presenza renderà le cose ancora più instabili. L’insicurezza e la fragilità di Pete rendono la storia molto attuale, in un mondo in cui il consumo di psicofarmaci e i disturbi di salute mentale sono sempre più diffusi. E, di certo, i Millennials non sono esenti da questa tendenza all’ansia sempre crescente, i cui effetti vengono amplificati dalla mancanza di prospettive dovuta alla crisi del coronavirus.
Qui, i tropi dell’horror e del genere thriller aggiungono un necessario e surreale tocco di angoscia, attentamente concepito per essere parte di una più grande e complessiva strategia registica.
La premessa di questo sorprendente film, scritto da Tom Palmer e Tom Stourton (conosciuti come il duo comico Totally Tom), è in realtà abbastanza semplice.
Pete (interpretato da Stourton), un uomo sulla trentina, dopo aver svolto lavori di volontariato con dei rifugiati non vede l’ora di divertirsi alla sua festa di compleanno con alcuni suoi ex-compagni del college, per rivivere ancora una volta - almeno per un paio di giorni - i bei vecchi tempi. Pete incontrerà i suoi amici in una residenza di campagna: sono George, il proprietario della maestosa residenza; la moglie di George, Fig, Archie e l’ex-ragazza di Pete, Claire.
Non aspettatevi una rimpatriata di classe fra “Millennials” come trovate nella commedia drammatica Il grande freddo di Lawrence Kasdan, nel romanzo Beautiful Girls di Ted Demme o persino nel meno noto humor agrodolce di una commedia italiana degli anni ‘80 (Compagni di scuola di Carlo Verdone). Fortunatamente, All My Friends Hate Me è una commedia di tutt’altro stampo. Innanzitutto, Pete, mentre era in viaggio verso la residenza, assiste già a due strani eventi. Dopo aver fatto una sosta per andare in bagno, si avvicina a un’auto abbandonata e arrugginita, che a primo impatto sembra essere vuota, e finisce per essere inseguito da un uomo che stava dormendo disteso all’interno del veicolo. Poco dopo, Pete ferma un uomo anziano per chiedere indicazioni, ma le risposte e il comportamento del passante sembrano essere piuttosto strane. Dopo aver raggiunto la residenza, Pete non trova nessuno. Alcune ore più tardi, i suoi amici tornano ma con un ospite in più, lo sconosciuto Harry.
Da quel momento in poi, la storia precipita – gradualmente ma in maniera inesorabile – in un racconto di paranoia in cui Pete e Harry diventano i protagonisti, e Pete si convince sempre di più che lo sconosciuto sia lì per rovinare la sua festa di compleanno, le sue amicizie nonché tutta la sua vita. Il giorno successivo, la ragazza di Pete, Sonia, si unirà al gruppo e la sua presenza renderà le cose ancora più instabili. L’insicurezza e la fragilità di Pete rendono la storia molto attuale, in un mondo in cui il consumo di psicofarmaci e i disturbi di salute mentale sono sempre più diffusi. E, di certo, i Millennials non sono esenti da questa tendenza all’ansia sempre crescente, i cui effetti vengono amplificati dalla mancanza di prospettive dovuta alla crisi del coronavirus.
Qui, i tropi dell’horror e del genere thriller aggiungono un necessario e surreale tocco di angoscia, attentamente concepito per essere parte di una più grande e complessiva strategia registica.